L’Educazione

Educare viene dal latino ex ducere che vuol dire condurre fuori, conoscere, sperimentare, sapere. Non solo i ragazzi, ma anche noi adulti dobbiamo dedicarci in via permanente alla formazione e all’autoformazione.

Il simbolo di questa sezione è un fiore di tiglio.

Le brattee sono le foglie che proteggono le infiorescenze del tiglio e ben possono rappresentare il senso della cura. Ora la cura è sicuramente un ingrediente della giustizia, ma ancor più dell’educazione, se si pensa alla cura della relazione con se stessi e con gli altri che deve caratterizzarla.

“L’educazione non ha la funzione di un tribunale, bensì, a partire dalla presa di coscienza e dalla valorizzazione delle differenze esistenti, ha il compito di formare la persona umana così come di trasformare la situazione esistente al fine di sviluppare una società più equa e democratica”
Don Milani

In questa sezione raccogliamo i progetti per scuole, comunità ed enti di formazione in genere.

La scuola in particolare è la prima polis dove si impara la convivenza tra persone diverse e deve essere un laboratorio per sperimentare la relazione con sé stessi e gli altri; quindi, per affrontare i conflitti secondo metodi che non distruggano, ma al contrario costruiscano nuove abilità per gestirli senza sopraffare e senza essere sopraffatti.
È anche un luogo dove ampliare l’orizzonte delle relazioni, comprese quelle fondamentali con la natura e la sua connessione con la comunità umana.

Occorre dunque ‘imparare a litigare’; imparare a confrontarsi con le diversità imparare ad avere cura di persone, cose, e natura.

Siamo partiti da alcuni libri e in particolare da Il Giudice alla Rovescia e La scuola sotto l’albero perché consideriamo i libri qualcosa di vivo, un seme da cui nascono progetti in varie forme anche grazie all’incontro con i destinatari e l’interazione con i lettori.

Dall’incontro con i giovani e dall’esperienza di giudice nel settore delle migrazioni nasce il libro I Vermetti e il Peremoto sulle migrazioni ambientali e l’urgenza di un’educazione al rispetto della terra e della biosfera per salvaguardare i diritti delle generazioni future.

Troverete quindi progetti su gestione dei conflitti, legalità e giustizia, progetti di Intercultura e di giustizia ambientale. Tutti  progetti che mirano a stimolare un’educazione affettiva e non solo cognitiva per formarsi a quella cittadinanza attiva che costituisce il nucleo della nuova educazione civica.

Cucire e ricucire, Maria Lai, 2009

Troverete quindi progetti su gestione dei conflitti, legalità e giustizia, progetti di Intercultura e progetti che mirano a stimolare un’educazione affettiva e non solo cognitiva per formarsi a quella cittadinanza attiva che costituisce il nucleo della nuova educazione civica.
In seguito alle numerose esperienze di formazione svolte nelle scuole di varie parti d’Italia è nata nel 2017 l’Associazione Il Giudice alla Rovescia per promuovere in modo ancora più efficace la partecipazione responsabile di ciascuno nella realizzazione di comunità fondate sul rispetto della legalità e della giustizia.

I Vermetti e il Peremoto

I Vermetti e il Peremoto. Progetti per educazione civica.

Il libro I Vermetti e il Peremoto si presta a una riflessione sulla  cura dell’ambiente e delle persone che costituisce oggi la trama dei fili principali della giustizia, dai diritti delle nuove generazioni, alla lotta alle diseguaglianze tra le persone, al rispetto dei diritti umani; riflessione che presuppone l’educazione all’affettività come risorsa generativa  per comprendere il presente e costruire il futuro.

Occorre rendere i bambini  consapevoli che non tutti hanno le stesse cure, le stesse opportunità, anche se sulle Carte dei diritti sono assicurate a tutti.

“La consapevolezza vuol dire sapere insieme (dal latino cum, sapere).
E’ dunque un’impresa collettiva”

“La consapevolezza vuol dire sapere insieme (dal latino cum sapere).
E’ dunque un’impresa collettiva”

Richard Sennet

Questo è un tema importante che, dalla storia de Il giudice alla Rovescia, continua ne La scuola sotto l’albero e ritorna ne I Vermetti e il Peremoto con un profilo particolare: le migrazioni delle persone che si spostano per motivi legati all’ambiente e accentuano il tema delle differenze. Come incontrare le persone che sono diverse da me e non vedere in loro un nemico, una presenza minacciosa? Torna di nuovo il tema del conflitto generato dalla frizione tra le sfere soggettive e i desideri di ognuno, conflitto che occorre saper gestire in modo non distruttivo. Dobbiamo educarci all’incontro con gli altri, all’accoglienza reciproca e occorrono forme strutturali e non emergenziali di convivenza.

L’educazione alle relazioni – altro tema comune alle altre storie – implica l’educazione all’arte del dialogo e della collaborazione, abilità sottovalutata in una società competitiva come la nostra.

“La collaborazione è un’abilità sociale necessaria per affrontare differenze irriducibili”
Richard Sennet

Oggi la cura per l’ambiente è una forma urgente di giustizia: quali sono i confini della giustizia? Occorre giustizia rispetto a chi è lontano nello spazio, ma anche per chi è lontano nel tempo, la giustizia  intergenerazionale.

Il tema della tutela dell’ambiente e della giustizia climatica è una priorità educativa. Occorre insegnare ecologia, le scienze della terra, e soprattutto spiegare i nessi: la sopravvivenza della specie dipende dalla lotta al degrado ambientale planetario e si basa sul riconoscimento che salute umana, animale e dell’ecosistema sono intrinsecamente legate. C’è dunque, un nesso tra giustizia, diritti e ambiente; e c’è un nesso tra crisi ambientale, ingiustizia socioeconomica e modello di sviluppo.

“Vivere in modo semplice per far semplicemente vivere gli altri(Gandhi)

Il Giudice alla Rovescia

Il Giudice alla Rovescia. Progetti per educazione civica

I Progetti basati sul testo del Giudice alla Rovescia si propongono di favorire l’idea che le regole abbiano una funzione positiva e protettiva per il vivere in comune al fine di sviluppare il senso civico di cittadinanza consapevole.

Per favorire questa sensibilità occorre coinvolgere i ragazzi, insieme ai genitori e agli insegnanti, nel riconoscimento dei conflitti che vivono nel quotidiano e, partendo proprio da tali conflitti, nella costruzione di regole condivise o di soluzioni non distruttive per superarli.

In modo interattivo i ragazzi arriveranno a elaborare le regole per prevenire o dirimere conflitti, e anche a trovare la propria regola ossia quella che può essere cercata attraverso il dialogo tra i due litiganti e il riconoscimento del punto di vista degli altri. Impareranno altresì che la Giustizia è qualcosa di più ampio del Diritto: la giustizia comprende sì le regole, ma non si esaurisce in esse.

Ed è fondamentale stimolare nei ragazzi la capacità di interrogare sempre la propria coscienza: come avvicinare la legge alla giustizia?

Attraverso quali discussioni, quali meccanismi?

In tal modo, da un lato i ragazzi saranno responsabilizzati di fronte ad una situazione di conflitto, dall’altra potranno essere consapevoli del processo di costruzione delle regole, dalle più semplici fino a quelle della Costituzione che racchiudono i valori essenziali.

Il Giudice alla Rovescia alla Global Pound Conference!

Teatro della Pergola – Maggio 2017

Nel maggio del 2017 l’Associazione del Giudice alla Rovescia ha partecipato a un convegno internazionale sulla gestione dei conflitti, insieme ai massimi esperti di Alternative Dispute Resolution (ADR), con uno spettacolo teatrale, realizzato da alcune scuole di Sassari, che si è svolto presso il Teatro La Pergola di Firenze, e ha costituito l’evento che ha chiuso la sessione di Firenze della Global Pound Conference Series 2016-17.

I ragazzi delle classi coinvolte hanno realizzato lo spettacolo quale momento finale di un lungo percorso di sensibilità alla legalità e alla giustizia, secondo le linee guide del Progetto pubblicato in questa sezione, che mirano a favorire interiorizzazione dei valori sottesi al rispetto delle regole.

I docenti hanno riferito che l’esperienza è stata molto importante dal punto di vista formativo e ha avuto una positiva ricaduta didattica sulle attività curricolari.

Gli alunni che di fronte ai conflitti si spaventavano, litigavano o chiedevano l’intervento degli insegnanti avevano imparato a prendersi cura del conflitto e a gestirlo come “Il Giudice alla Rovescia”, cioè non fermandosi alle apparenze, ma cercando soluzioni alternative e originali, che potessero unire invece che dividere e che potessero contemperare gli interessi di tutti.

Hanno compreso che la scuola, la famiglia, la squadra, il gruppo di amici sono formazioni sociali dove si svolge la nostra personalità e che l’attenzione agli altri e la solidarietà sono sempre utili  a risolvere e prevenire i conflitti (art. 2 cost.).

E hanno imparato a cercare di cogliere il punto di vista degli altri e a costruire regole che possano diventare regole generali e astratte e che oltre al caso specifico valgano come regole condivise, per favorire l’incontro e la convivenza.

Alla fine del progetto, i bambini sono diventati un po’ attori, un po’ mediatori e un po’ …Giudici alla Rovescia!

Vederli calcare le scene dello storico Teatro è stata un’esperienza entusiasmante per tutti e merita di essere ricordata per l’impegno profuso da genitori e docenti e per il coinvolgimento dei ragazzi!

Camminando con il Giudice alla Rovescia

Nel mondo odierno, caratterizzato da grandi complessità e differenze, è sempre più necessario assicurare una formazione adeguata rispetto ai temi dell’educazione affettiva, della mediazione dei conflitti, della cittadinanza attiva, della legalità e della giustizia.

La proposta dell’Associazione Il Giudice alla Rovescia ha a oggetto una formazione che trova la sua radice nell’esperienza sul campo e nei progetti avviati in numerose scuole e comunità sulla base delle storie del Giudice alla Rovescia (di Luciana Breggia, ed. Einaudi Ragazzi).

Il materiale emerso da queste esperienze è stato raccolto in una guida che offre strumenti pratici e laboratori, adattabili ai diversi contesti educativi.

I destinatari possono agevolmente individuarsi negli insegnanti di scuole di ogni ordine e grado, animatori di comunità e associazioni,  mediatori, avvocati, magistrati e tutti coloro che sono interessati a formarsi e a formare le nuove generazioni, a partire dai più piccoli, per una convivenza migliore e rispettosa dei punti di vista dell’altro.

Recensione di Maria Giovanna Ruo

Camminando con il giudice alla rovescia (Sassari, Carlo Delfino Editore, 2020) a cura di Rosa Agostino e Luciana Breggia, è un libro su un libro, quello di L. Breggia, Il giudice alla rovescia (Torino, 2015, Ed. Einaudi ragazzi) e la sua feconda storia suscitatrice di risorse. Costituisce un modo originale e intrigante di affrontare con levità temi importanti e profondi, come l’educazione delle giovani generazioni a legalità e giustizia…

Video

La Scuola sotto l’albero

La scuola sotto l’Albero. Progetti per educazione civica

Frequentare le scuole grazie al libro Il Giudice alla Rovescia è stata un’esperienza molto ricca e ho voluto scrivere un racconto sulla scuola, anche per continuare quel lavoro sull’educazione alle relazioni che era alla base del primo racconto e che vede nella natura una maestra dalle straordinarie potenzialità.
È sempre più evidente l’importanza di un’educazione affettiva: sin da bambini occorre avere consapevolezza dei propri sentimenti e delle proprie emozioni, saperli esprimere e, all’occorrenza, controllarli.

Questo tipo di educazione è connesso alla giustizia e alla legalità perché favorisce la consapevolezza di sé e del rapporto con l’altro e con gli altri, della necessità di gestire i conflitti in modo non distruttivo, di imparare le regole della convivenza in modo che sia uno spazio dove i diritti e i doveri di ciascuno si armonizzino impedendo la sopraffazione degli uni contro gli altri.

Se nel Giudice alla Rovescia si trattava di dipanare casi di conflitti da risolvere, in questo nuovo libro la conflittualità non genera casi specifici, ma piuttosto si manifesta nella quotidianità dei rapporti che svolgono in classe, piccola civitas dove convivono varie categorie di persone (alunni, genitori, docenti, personale non docente, dirigenti) e dove le diversità e la competitività possono portare facilmente al conflitto e dar vita a un clima non sereno.

I destinatari potrebbero essere, oltre ovviamente ai bambini delle primarie, anche le comunità di ragazzi come scouts, parrocchie, e simili.

Ritengo che il racconto   La scuola sotto l’albero possa essere particolarmente adatto in questo momento funestato dalla pandemia, in cui c’è un bisogno straordinario di riportare i bambini e la scuola al centro, come sottolineato di recente dalla Autorità Garante dei diritti per l’Infanzia e l’Adolescenza nella lettera del 19 giugno 2020 rivolta al Presidente del consiglio.

Occorre rilanciare un progetto educativo che intrecci saperi e competenze diverse e veda la scuola interagire con la comunità multiculturale da cui nasce. Occorre che la comunità torni nei luoghi della scuola e che questa, a sua volta, si apra alla comunità.

“Noi non vogliamo degli allievi compiacenti; cerchiamo di seminare nel bambino non delle teorie ma della vita”
Maria Montessori

“La scuola sotto l’albero presentata dalla Compagnia teatrale Attori e convenuti”

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Intercultura

Progetti per Intercultura

La cultura è qualcosa di fluido: nasce da continui cambiamenti e interazioni. Parlare di intercultura vuol dire non solo considerare i processi storici che portano alla coesistenza delle varie culture, ma anche progettare qualcosa di più che la semplice coesistenza e adattamento. Non una considerazione statica, ma dinamica, capace di portare alla luce nuovi contributi e relazioni su cui si fondi una vera convivenza.

Questo comporta il riconoscimento e la gestione delle differenze e dei conflitti che da queste originano. Significa inoltre affrontare il tema dell’identità che ha dominato e domina la discussione pubblica degli utlimi anni.

Più che identità, può essere suggerimento utile lavorare sulla somiglianza? La somiglianza comporta anche differenza, ma non separa,  perché, prima di ogni divisione, induce a cogliere legami e intrecci (Francesco Remotti).

Nell’antica Grecia, la Xenia, era l’arte dell’ospitalità verso lo  straniero. Già allora però era chiaro che la relazione con lo straniero in quanto relazione con l’altro, non era riducibile all’ospitalità tout court. La relazione con lo straniero, in quanto relazione con l’altro, è costitutivamente insicura (Umberto Curi). Di qui l’ambivalenza di certi termini antichi: in Grecia, xenos, ospite, la xenia è l’arte dell’ospitalità; poi xenos significa anche nemico. Anche nel mondo latino, hospes vuol dire ospite, in senso attivo, ma anche passivo, colui che è ospitato, straniero; ma di qui hostis nemico.

Vi è dunque una connessione da indagare  tra queste dimensioni.

“La condizione per essere aperto allo straniero è che tu sia pronto a uno spostamento. Se non viaggi, se non varchi soglie, se adori il bozzolo in cui sei racchiuso, non sarai mai aperto a nessuna forma di esistenza differente dalla tua”
Angelo Casati

Il dibattito politico-culturale su questi temi, il rapporto con l’altro, è decisamente carente. Va riacceso e alimentato, con informazioni, conoscenze, educazione.

In questa sezione offriamo degli spunti di laboratorio basandoci su esperienze già svolte nelle scuole. Inizieremo dalla scuola primaria, sono in cantiere altri progetti per le scuole superiori.

Maria Lai, grande artista sarda del novecento, quando torna dopo molto tempo nella sua isola, sottolinea:

‘’ …non è un ritorno a casa. Il viaggio è la casa. Non solo la mia casa ma quella di tutti noi. Siamo sulla terra che gira a circa trenta chilometri al secondo in un viaggio che è pur sempre un viaggio speciale, dove non si distingue la partenza dal ritorno. La vera nostalgia non è quella per un’ isola. E’ l’ansia di infinito’’.

La storia universale, Maria Lai, 1982. Particolare.

Cosa è La Comunicazione Aumentativa Alternativa (CAA)?

Il caso di Màriza, posto a base del Laboratorio proposto in questa sezione, è stato elaborato con la Comunicazione Aumentativa Alternativa (CAA) nell’esperienza di Sesto Fiorentino – che pure riportiamo in questa pagina – grazie alle insegnanti della quarta B della Scuola P. Ernesto Balducci.
La Comunicazione Aumentativa Alternativa prevede, tra l’altro, un sistema di scrittura in simboli o in immagini,che facilità una didattica inclusiva per tutta la classe.

Un’esperienza presso la scuola primaria Ernesto Balducci di Sesto Fiorentino

Nell’aprile 2021 si è svolto a Sesto Fiorentino il laboratorio ‘Cultural Expertise a Scuola! Tutti diversi e tutti uguali’, con la collaborazione del progetto di ricerca EURO-EXPERT, Cultural Expertise in Europe), finanziato dal Consiglio Europeo di Ricerca (per ulteriori informazioni si veda https://culturalexpertise.net/). In una classe con bambini di otto differenti nazionalità è stato emozionante e fonte di arricchimento interagire con loro e la profondità dei loro pensieri.